venerdì 1 febbraio 2013


commenti al romanzo:


Iniziamo con una scelta: dovendo optare per una delle due semplici categorie, “mi piace”/non mi piace”, potremmo risolvere la questione mettendo la “spunta” sulla prima delle due voci.
Ma sarebbe troppo semplice; ammettiamo, allora, che un sentimento di invidia ci porti a considerare che un libro così non l'abbiamo mai scritto e mai lo potremo scrivere.
Però, anche questo non ci aiuterebbe a risolvere il problema.
Mettiamo, allora, che un sentimento di riconoscenza ci spinga a scrivere qualcosa su questo libro, una riconoscenza nei confronti di qualcuno che abbia ancora voglia di credere nella libertà di pensiero e abbia ancora voglia di scriverne per gli altri, e in modo così piacevole e sorprendente, peraltro.
Non possiamo fare a meno di sottolineare la presenza, qua e la, di qualche ingenuità formale, scontata se ricordiamo che l'autore non è certo uno scrittore professionista.

Ma, ripensandoci bene, è proprio un errore? E' proprio questo il punto?
Era nelle intenzioni dell'autore creare l'ennesimo giallo fanta-politico, una nuova sfida con il lettore?
Non credo...
Il succo sta probabilmente in un'idea: i regimi possono essere subdoli e “anestetizzanti”, ma sono pur sempre violenti quanto, e anche più, di quelli dichiaratamente autoritari. C'è, inoltre, la preoccupante sensazione che ciò che arriviamo ad inventare potrebbe sempre accadere, e peggio di quanto potremmo immaginare e, in questi tempi, così poco luminosi, tutto ciò deve portarci ad una profonda riflessione.
Ma, la vera “novità”, forse, sta nello scoprire come qualcuno abbia ancora voglia di sostenere che in fondo “ribellarsi si può, anzi, si deve”!
 Roberto Nanetti

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