commenti al romanzo:
Iniziamo con una scelta: dovendo optare
per una delle due semplici categorie, “mi piace”/non mi piace”,
potremmo risolvere la questione mettendo la “spunta” sulla prima
delle due voci.
Ma sarebbe troppo semplice; ammettiamo,
allora, che un sentimento di invidia ci porti a considerare che un
libro così non l'abbiamo mai scritto e mai lo potremo scrivere.
Però, anche questo non ci aiuterebbe a
risolvere il problema.
Mettiamo, allora, che un sentimento di
riconoscenza ci spinga a scrivere qualcosa su questo libro, una
riconoscenza nei confronti di qualcuno che abbia ancora voglia di
credere nella libertà di pensiero e abbia ancora voglia di scriverne
per gli altri, e in modo così piacevole e sorprendente, peraltro.
Non possiamo fare a meno di
sottolineare la presenza, qua e la, di qualche ingenuità formale,
scontata se ricordiamo che l'autore non è certo uno scrittore
professionista.
Ma, ripensandoci bene, è proprio un
errore? E' proprio questo il punto?
Era nelle intenzioni dell'autore creare
l'ennesimo giallo fanta-politico, una nuova sfida con il lettore?
Non credo...
Il succo sta probabilmente in un'idea:
i regimi possono essere subdoli e “anestetizzanti”, ma sono pur
sempre violenti quanto, e anche più, di quelli dichiaratamente
autoritari. C'è, inoltre, la preoccupante sensazione che ciò che
arriviamo ad inventare potrebbe sempre accadere, e peggio di quanto
potremmo immaginare e, in questi tempi, così poco luminosi, tutto
ciò deve portarci ad una profonda riflessione.
Ma, la vera “novità”, forse, sta
nello scoprire come qualcuno abbia ancora voglia di sostenere che in
fondo “ribellarsi si può, anzi, si deve”!
Roberto Nanetti